Biologico: bene i prezzi delle colture proteiche

Positivi i dati relativi agli ultimi cinque anni secondo il report realizzato da Unioncamere Emilia Romagna in collaborazione con Bmti.

Un comparto caratterizzato ancora da un forte ricorso alle importazioni di prodotto estero ma dove i prezzi hanno messo a segno buone performance nell’ultimo quinquennio, soprattutto se confrontati con i rispettivi prodotti convenzionali. E’ quanto emerge dal report di Unioncamere Emilia Romagna realizzato sul mercato delle colture proteiche biologiche realizzato in collaborazione con Borsa merci telematica italiana.

In particolare, tra i prodotti considerati nell’analisi, spicca il caso della soia, la cui quotazione all’ingrosso del prodotto biologico si è attestata nel 2015 su un valore medio di circa 690 euro/t (Cciaa Bologna), mettendo a segno una crescita del 33% rispetto al 2011, a fronte del calo del 5,1% rilevato invece nello stesso quinquennio per la soia convenzionale. Miglior tenuta dei prezzi del prodotto biologico che si riscontra anche per il favino, il cui prezzo si è attestato nel 2015 su un valore medio di 335 euro/t (Cciaa Forlì - Cesena), praticamente invariato rispetto al 2011, mentre il prodotto convenzionale ha accusato una flessione dell’8,4%. Nel report, oltre all’andamento dei prezzi e delle importazioni, viene fornito un quadro delle superfici dedicate alle principali colture proteiche bio nelle diverse regioni italiane, compiuta a partire dai dati Sinab-Ismea, da cui emergono gli ottimi risultati della regione Emilia Romagna nella coltivazione della soia (terza regione per superfici, con una quota nel 2013 pari al 20% del totale nazionale) e, soprattutto, dell’erba medica (prima regione italiana con una quota pari ad oltre il 40% della superficie nazionale).EndFragment

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